Piero Crida

 

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Born in Turin , Italy, Piero Crida did his studies at the Accademia Albertina of Fine Arts. He taught history of art and aesthetics at the Modern Art Museum of Turin and at the European Foundation.

He has designed fabric collections for Missoni , Etro ,and Benetton (Milano) as well as jewelry for Pomellato and Sicard (Geneva), ceramic tiles for Opificio Umbro and graphic illustrations for  Franco Maria Ricci and Rusconi among others.

His illustrations are found in Vogue , Harper’s Bazaar and Vanity and his illuminated manuscript are at the Academy of Science in St. Petersburg (Russia).

About his work , Arturo Schwarz has dedicated one chapter in his volume "L’immaginazione alchemica" ( Salamandra ed. Milano)

His watercolors have been exhibited in Europe, Sri Lanka and United States and have been on auction at Sotheby’s.

 

13895   Graglia (BI) Italy -                Tel.(0039)01563355

piero.crida@pierocrida.net

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Nato a Torino. Compie i suoi studi All'Accademia Albertina. Insegna storia dell'arte e dell'estetica al Museo d'arte moderna di Torino e alla Fondazione di Studi europei.

Disegna scenografie e costumi per un ciclo di commedie elisabettiane per la regia di Fenoglio.

Crea per le edizioni Aprile una collana di libri/oggetto per bambini.

Per le Edizioni Paline vince il primo premio alla fiera del libro di Bologna come migliore illustratore.

Collabora con i maggiori editori italiani, curando grafica e illustrazioni delle copertine dei volumi delle Edizioni Rusconi (fra cui il celebre Signore degli Anelli) e Franco Maria Ricci ( Carnet d’adresses, immagini pubblicitarie per la Shic e per FMR).

Disegna il poster di Mina per l’album MinacantaLucio.

Pubblica per la Fonit Cetra un suo disco di composizioni musicali.

Disegna collezioni di tessuti per Missoni, Etro, Benetton, Loro Piana.

Per la gioielleria Sicar di Ginevra realizza una collezione di gioielli per la Casa Rreale Saudita.

 Per Pomellato disegna la collezione di oggettistica .

Collezioni di piastrelle in ceramica per L'Opificio Umbro e per Gabbianelli. 

Affresca la volta del Palazzo Juvarra a Torino , l'abside della chiesa di San Giuseppe a Pratrivero e le immagini simboliche nell’ L’Eremo di Maria della Famiglia Zegna all’Alpe Montuccia. Disegna l’albero genealogico della famiglia Gianadda di Martigny. Per il Lanificio Piacenza cura e disegna  cataloghi e House Organ. 

 Sue illustrazioni appaiono regolarmente su Vogue, CasaVogue, Harper's Bazaar, Vanity. I suoi manoscritti decorati sono conservati all'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo in Russia.

Al suo lavoro di acquerellista Arturo Schwarz dedica un capitolo nel volume "L'immaginazione Alchemica", definendolo “…uno degli ultimi rappresentanti dell'Arte sacra in Occidente".

Recentemente realizza una serie di disegni e libri/oggetto in cui ritrae dimore storiche e boutique Hotel, sia in Europa che in Asia, con i ritratti dei rispettivi propietari.  

Sue opere sono in collezioni private in Europa  e Stati Uniti, dove è stato rappresentato da Sotheby's.

 

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foto ©  Daniele Marzocca. 

 

 

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piero.crida@pierocrida.net

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Tutto nella vita è simbolo; e se non è simbolo è metafora; e se non è metafora è parabola, e se non è parabola è simbolo, poiché questo è un cerchio che non ha un inizio né una fine. Usiamo parole per esprimerci; le parole non sono le cose che esse designano; quando scriviamo usiamo simboli: i grafemi; ma i grafemi non sono i suoni che essi indicano. E così anche i nostri pensieri (svolti con parole), i nostri discorsi, la nostra essenzialità dunque, è tutto simbolo. Simbolo e non realtà sono i disegni, i dipinti, ogni opera d'arte.

Leggiamo nel Mushkàt àlAnwr di Ghazàlì (1058-1111): «È impossibile esaurire i molti modi con cui i simboli possono essere interpretati. Voglio accennare solo che certe entità del mondo celeste spirituale vengono simbolizzate col sole, con la luna, con le stelle, mentre altre possono essere rappresentate con vari simboli allorché il punto di connessione presenta un carattere diverso da quello della luce.»

Parafrasando Ghazàlì, possiamo affermare che è impossibile esaurire i molti modi con cui le opere di Piero. Crida possono venire interpretate. Egli non è un pittore comune. La base di ogni espressione pittorica è, pe me, la tecnica; ed ecco: egli ha spinto agli estremi limiti del possibile la qualità del dipingere ad acquerello. La realtà di ogni espressione pittorica è il contenuto emblematico; ed .ecco: egli ha spinto agli estremi limiti il dicibile, per giungere alla rarefazione assoluta del "capire Dio" (o l'anima, la spiritualità, l'essenza dell'Essere, il nostro mistero-vita di cui siamo) attraverso acquerelli dalla rarefazione simbolica incommensurabile. La utilità intrinseca d'ogni espressione pittorica è la testimonianza del tempo, ed ecco: Crida narra un tempo a venire in cui l'umanità avrà sconfitto queste migliaia di anni trascorsi nell'incomprensione reciproca, nell'egoismo greve, nell'odio e nella divisione d'una rapacità volta alla parte negativa dell'essere. Egli narra un tempo speriamo vicino in cui i Valori dell'Arte verranno di nuovo intesi come nei momenti artisticamente felici del Rinascimento e del Romanticismo, non più tuttavia legati alla narrazione narrabile della fatica umana.

Ho seguito Crida nei suoi molti periodi, lento cammino alla ricerca di un sé che è affermazione del Sé universale. Un cammino che lo ha condotto a visioni sublimi e a profondori tragici, nel continuo corso e ricorso di quella "cerca" che trovatori e sufi e Fedeli d'Amore (infatti, Dante, san Francesco e Rumi possono trovare in queste tavole l'eco del loro pensiero e un parallelo alle loro aspirazioni) hanno saputo compiere nonostante le più gravi avversità perpetrate da integralisti imbecilli. Un cammino intessuto di segni adatti all'altare, e di altri adatti alla bottega dell'orefice, alla vetrina del libraio; segni in cui il mondo materiale dove ci è dato vivere è stato descritto, testimoniato e denunciato di volta in volta come preparazione alla vita dell'aldilà, come gioco piacevole ed allegro, come terreno di virtù per gli umili, come prigione per viziosi e politicanti.

Un Crida ricco, quindi, che ad ognuno ha da dire, che per ognuno ha il messaggio, che ad ognuno fa trovare lo specchio in cui riconoscersi, anche se Crida stesso, per l'eterna vicenda dell'arte, non troverà mai la pace in cui vedere se stesso, poiché il suo compito (o il suo pregio, o la sua condanna) è di essere alla eterna ricerca della parola da dirci, pur gravato come è da questo suo valore sublime che già lo consegna al mondo difficile e oscuro e atemporale della Gloria. C'est le prix de la gloire.

Gabriele Mandel

 

 "Piero Crida é tra gli ultimi esponenti in Occidente dell'arte "sacra"..... I colori della cauda pavonis della pietra filosofale, il sapore della Bodhi, la fusione orgiastica di Vijnana e Vasana , l'aspirazione al Mehr Light goethiano, ecco quanto motiva e struttura l'opera di Piero Crida". "  

 Arturo Schwarz.

Non lasciatevi ingannare dalla pittura di Piero Crida.
Giudicare le sue composizioni secondo le apparenze, vorrebbe dire superficialmente intenderle come il prodotto di una mano particolarmente dotata, in grado di generare immagini tecnicamente così perfette da stupire. Oppure convincersi che dietro al magistrale segno grafico ci siano significati che sfuggono alla nostra capacità di leggere fino in fondo i simboli che
l’artista propone. In realtà, il meticoloso esercizio pittorico che caratterizza le sue realizzazioni è l’espressione di ciò che i mistici orientali chiamano ”
lo yoga contemplativo”. Dove yoga vuol dire “unire” o più precisamente, come in questo caso,
riunirsi con il proprio sè interiore”, da cui l’uomo si sente separato a causa della confusione che agita la vita di ognuno, fatta di disparate e caleidoscopiche esperienze. Dunque, pittura come metodo e non pittura come fine: ogni tratto e ogni colore
sono un mezzo per ristabilire in sé quell’unità difficilmente percepibile in uno stato di coscienza ordinario.Ma, soprattutto, pittura come meditazione : le linee sottili e le delicate sintonie cromatiche che conferiscono fascino e immediata fruibilità a ciascun dipinto, nascono dal conseguimento di una particolare condizione mentale che esprime l’essenza di sistemi meditativi complessi : sufismo,taoismo,buddhismo.

Ogni produzione di Piero Crida è una pratica rituale, attuata per conseguire quella calma mentale e quello stato di tranquillità interiore che permettono di affrontare, con la imperturbabilità del Bodhisattva, le alterne vicende della vita. Infatti per lui dipingere è un modo di coltivare la via del ritorno alla fonte: è,come dicono gli esoteristi cinesi, ju men, ” il passare attraverso la soglia”, per giungere in un mondo dove le cose accadono da sole all’interno di una unità indifferenziata fatta da una moltitudine di elementi mutevoli.
Il foglio di carta: è lì che si ricompone la frantumata individualità di Piero Crida.

E’ lì che la pittura diventa il luogo del cerimoniale, dove tutto assume l’aspetto della sfida tra l’imperfetto e la perfezione. E’ lì che porta il suo destino. La calligrafica definizione dei soggetti è indice di una rigorosa analisi interiore,

che incide con la precisione di un laser sulla coscienza, mentre i  tenui e leggeri colori di una tecnica ad acquarello che non permette errori, anche quando si incupiscono per riempire spazi di evidente durezza, rivelano  una personalità delicata e
fragile.

Quella purezza estetica che colpisce chi osserva i suoi lavori, producendo subitanee emozioni, è, pertanto, il frutto di un viaggio nell’inconscio,all’interno del quale la morte e la rinascita sono collegate dalle costanti sollecitazionidi uno stato intermedio che tende alla luce, intesa come saggezza che tutto unifica. Ed è proprio la sete di questa luce, il fattore che accomuna tutte le opere di Piero Crida.

 Lama Paljin Tulku Rinpoce

 

 

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